ELVIRA RACCONTA
Alfa Romeo: un mito che resiste al tempo
20 APRILE, 2017

L’Alfa, con la Ferrari è la casa automobilistica italiana più famosa nel mondo. Eppure nella sua storia più che centenaria, non ha vissuto sempre momenti entusiasmanti specialmente per le vicissitudini finanziarie.

C’è chi si domanda come mai è ancora nel cuore di milioni di persone in tutto il mondo? E come mai il ricordo dei suoi progettisti, delle sue imbattibili vetture e dei leggendari piloti che le hanno portate alla vittoria, è sempre vivo?

Il nome Alfa Romeo è entrato nei nostri cuori non solo per le imprese sportive ma per il blasone di moltissimi clienti illustri che sceglievano Alfa per sottolineare il loro status. Di alfisti noti e meno noti è pieno il mondo, numerose star dell’epoca si divertivano a posare e farsi fotografare al volante delle Alfa, in un’operazione d’immagine che conveniva ad entrambi perché il marchio era sinonimo di successo e di prestigio sociale.

Il fatto è che l’Alfa ha un’immagine forte perché le sue vetture fino alla metà degli anni ‘80 non hanno cambiato la loro identità perché i suoi progettisti si sono passati la mano con una coerenza che nel mondo dell’automobile è qualcosa di straordinario.

Se si volessero definire nelle linee di fondo la natura e il senso di questa continuità, l’espressione più appropriata sarebbe quella di una interrottà fedeltà ad una meccanica d’avanguardia caratterizzata da una raffinata tecnica costruttiva e dalla ricerca di soluzioni originali.

Le sue vetture, simbolo dell’ingegno italiano e della capacità di creare prodotti leader nel mondo per eleganza ed eccellenza motoristica, hanno fatto sognare intere generazioni. Si potrebbe elencare la vasta gamma dei modelli prodotti dall’Alfa Romeo fino al passaggio nell’orbita Fiat e passare in rassegna i pregi di ognuno di essi in fatto di potenza, di velocità o di linea.

Inoltre, c’è un albo d’oro sportivo che essendo tutt’ora uno dei più ricchi e prestigiosi su scala mondiale, è una prova indiscussa dei brillanti risultati raggiunti dall’Alfa in qualsiasi tipo di competizione internazionale.

Ma la realtà dell’Alfa non si esaurisce solo nell’auto: è stata anche aeronautica, veicoli industriali e commerciali, motonautica e perfino componentistica, sviluppando capacità e conoscenza in tecnologie diverse che, interagendo fra loro non solo hanno offerto prodotti sempre migliori, ma hanno fatto scuola.

“Le automobili rombanti e veloci, più veloci delle altre, come hanno dimostrato i successi nelle corse degli anni Venti e Trenta che hanno fatto dell’Alfa Romeo un mito.”
Da tutto ciò risulta evidente che l’immagine Alfa è un insieme di fattori che vanno indietro nel tempo e sono basati sul mito e ciò si deve principalmente alla tutela del suo patrimonio storico e anche ai numerosi Club di Alfisti sparsi nel mondo che sono i principali promotori del prodotto e dell’immagine, e aggiungerei anche ad una bibliogafia di primissimo ordine nella quale l’immagine dell’Alfa è raccontata dalle automobili rombanti e veloci, più veloci delle altre, come hanno dimostrato i successi nelle corse degli anni Venti e Trenta che hanno fatto dell’Alfa Romeo un mito che il giornalista inglese Brian Twist sulla rivista inglese Autocar del 1^ dicembre del 1933 così commentava: Alfa Romeo! Basta questo nome a far correre l’immaginazione, a far balenare nella fantasia le grandi corse su strada del continente, i Gran Premi, la Targa Florio, il Circuito di Monza, le glorie dell’automobilismo. Nomi come Ascari, Brilli Peri, Borzacchini, Sivocci, Campari balzano alla mente. Ed io sì, ridete, io posso dire di aver sfiorato l’orlo del loro mantello perché anch’io ho guidato un’Alfa Romeo”.

Il suo stemma poi, l’antico biscione della famiglia Visconti, è da sempre un segno di riconoscimento che fa esclamare: è un’Alfa Romeo!

E’ c’è il quadrifoglio che ha sempre accompagnato la vita sportiva dell’Alfa.

Apparve per la prima volta sulla vettura che partecipò alla Targa Florio del 1923 vinta con Ugo Sivocci. Si racconta che fu proprio Sivocci, che amava i portafortuna, a farlo dipingere da un meccanico sul cofano della vettura prima della partenza ed ebbe ragione perchè l’Alfa vinse il primo e il secondo posto e si aggiudicò anche il giro più veloce. Da allora, il quadrifoglio fu adottato dall’Alfa Romeo come simbolo beneaugurante.

Pensate che alla fine degli anni sessanta, gli automobilisti lo applicavano sulle loro vetture anche se non erano della Alfa. “Il Quadrifoglio” (la rivista dell’Alfa nata nel 1966), realizzò un sondaggio dal quale emerse che l’applicazione dell’adesivo sulle vetture non era una mania esibizionistica ma veniva considerato come un tocco di nobiltà.

Un’occasione per ricordare una storia leggendaria e tutti coloro che hanno contribuito a creare il mito Alfa ma anche per attrarre e motivare nuove generazioni a tenere ancora vivo questo mito negli anni a venire.