ELVIRA RACCONTA

Angelino: l’Angelo piccolino amico di ogni bambino

3° capitolo
17 dicembre, 2017
“Elvira Ruocco ha scritto una bellissima storia di Natale dedicata ai piccoli alfisti, di oggi, domani … e di ieri. Un appuntamento che ci terrà compagnia per tutto il mese di dicembre. Ecco a voi il terzo capitolo. Se hai perso la seconda uscita clicca qui.  Buona lettura  

ANGELINO: L’Angelo piccolino amico di ogni bambino

“Dopo qualche ora di viaggio, senza alcuna pausa, Miss Speed parcheggiò la sua vettura in un ampio garage accanto ad altre macchine, tutte in ordine perfetto, sembrava che fossero esposte in un Museo. Seguì la pilotessa in casa e fu subito colpito da tutti i trofei, le coppe che facevano bella mostra di sé e dalle tante foto che la ritraevano dopo una vittoria, ma soprattutto, con il viso sorridente incorniciato dalla foltissima chioma, accanto a tanti bambini in moltissime occasioni. In un album aperto su un tavolino, decine e decine di foto con personaggi famosi della cultura, della medicina e del cinema. Sotto ogni foto era scritto, con una calligrafia chiara e precisa, la data e il luogo dell’avvenimento. Angelino pensò che quella era una donna importante e molto importante era la sua attività di beneficenza rivolta ai bambini, che più di tutti hanno bisogno di aiuto perché la sofferenza e il dolore fisico per un bambino non è né concepibile né accettabile. Le luci della casa immersa nel verde si andarono a spegnere piano piano e Angelino si addormentò su quell’album e sognò di essere ancora seduto su quella bellissima auto rossa, di sentire forte l’odore della pelle dei sedili, e di correre ….correre.. correre su strade impervie accanto alla sua pilotessa. All’alba si alzò in volo e lasciò momentaneamente quella casa, aveva i suoi giri da fare, i suoi piccoli amici da visitare e un’idea che cominciava a frullargli per la testa. Volava alto su case e palazzi e la vita degli uomini da lassù gli sembrava lontanissima, ogni tanto planava un pochino per vedere quella fila di macchine che dall’alto sembravano dei giocattolini, tanto erano piccine. Ad un tratto, passando davanti ad una finestra aperta sentì il pianto di un bambino, tornò indietro e si introdusse in quella stanza. Un bimbo entrava in quel momento e si dirigeva col visetto sbattuto e gli occhi gonfi verso un’anziana signora, seduta su una poltrona, e le tese un quaderno riprendendo a piangere. “Cosa è successo? Uno zero?” esclamò la donna. Il bimbo, rinforzando i singhiozzi, affermò. Lo prese in braccio e gli disse: “Su, su, che diamine! Un omino si vergogna a piangere! Ora starà buono e la nonna gli asciuga gli occhietti, così…, e gli racconta una bella favola!” Il piccolo le sorrise tra le lacrime e le si sedette in grembo. “C’era una volta….” Sapete perché non aveva sgridato il nipotino? Perché si era ricordata del suo primo zero. Aveva sei anni, e chiudendo gli occhi rivedeva ancora la sua classe: uno stanzone chiaro, pieno di banchi, con una tavola in fondo per la maestra e un vecchio armadio sulla destra che tutti chiamavano, il museo. Là dentro, sotto chiave, stavano cianfrusaglie d’ogni genere: palline di lana, cubetti e mattoncini in legno di tutti i colori, frutta di creta e macchinine di cartone, tutti i lavori di varie generazioni di scolari. Lei, ai suoi tempi, soprannominata il moto perpetuo, godeva del raro privilegio di non avere il posto fisso: la mattina, quando la maestra dettava, occupa un banco i prima fila: nel pomeriggio, quando c’erano le interrogazioni orali si spostava negli ultimi posti con la speranza di non essere interrogata.
La foto di copertina è stata scattata da Sylvia Oberti nell’ufficio di Elvira Ruocco, presso l’Archivio Storico e durante la sua visita.
Fino dall’infanzia detestava l’aritmetica, e il ricordo di quelle ore l’angosciava ancora. Il piccolo l’ascoltava rapito, e Angelino fissava tutti e due.. “Una mattina – riprende la nonna – ero particolarmente annoiata, presi il mio mozzicone di matita e iniziai a fare ghirigori in calce ad ogni pagina del mio quaderno, omini con la testa tonda e le mani a rastrello, casette, alberi, draghi, fiori fino a riempire tutte le pagine del quaderno. Come mi sembravano belli i miei disegni! Ma ohimé! La maestra impensierita dal mio silenzio, si alzò e venne a vedere, mi prese il quaderno, si accorse del disastro, mi prese la matita e con essa tracciò sull’ultima pagina ancora bianca un terribile zero tagliato, il che nel nostro codice scolastico equivaleva ad una pena infamante”. Gli occhi del bambino si sgranarono e Angelino si lasciò sfuggire un: Oh! ma fu come un fruscio appena percettibile.. “Io fissai il cerchio rosso – continuò la nonna – e il cuore mi cadde, mi sembrò come se fosse finito in quel cerchio. Mi sentii abbandonata e infinitamente triste, sola, davanti a quello zero, e piansi tutte le lacrime più amare. Quando tornai a casa raccontai tutto alla mia mamma, che, invece di sgridarmi, come temevo, mi accarezzò, mi sistemò i capelli e mi baciò sorridendo. Disse soltanto: “E’ triste, vedi, far male ed essere puniti. E nella vita, sempre, ad ogni colpa segue la pena. Tienilo bene a mente piccina mia.”. Calmata, ripensai a quelle semplici parole e le compresi così chiaramente che quello zero è rimasto unico nella mia lunga carriera di scolara, non solo, ma è diventato un simbolo che mi ha aiutato molto nella vita. Ricorda, bambino mio che uno zero ed un consiglio assennato, purchè arrivino in tempo, operano miracoli: solo bisogna sapersene valere”. Il bimbo le sorrise e l’abbracciò. Angelino, li lasciò così, stretti in quell’abbraccio. Riprese a volare e pensava a quel cerchio rosso sul quaderno e subito gli vennero in mente altri cerchi, quelli sui quali le bellissime macchine della sua pilotessa percorrevano le strade e i circuiti per vincere, perché ogni vittoria era un’occasione per raccogliere fondi che dovevano asciugare altre lacrime, ben diverse da quelle che aveva visto versare da quel bambino tanto amato e protetto. Angelino sentì forte il richiamo di tornare dalla sua pilotessa, e riprese a volare attraversando nuvole e facendosi scaldare dal sole. Arrivò appena in tempo per vedere Miss Speed infilarsi il casco e salire sulla sua bellissima Alfa rossa. Allora si adagiò tra quei sedili, respirò quel profumo che gli era familiare e, insieme a lei, andò incontro alla vittoria.

Storia scritta e ideata da Elvira Ruocco 

 
Elvira Ruocco Memoria storica dell’Alfa Romeo grazie alla sua ultra ventennale esperienza presso il Centro di Documentazione Storica Alfa Romeo, è entra a far parte del team del Museo e nella rubrica “Elvira Racconta” condividerà curiosità e aneddoti che non si  conoscono o non si ricordano. Ripercorreremo insieme a lei la leggendaria storia dell’Alfa Romeo.