CINEMALFA 6°PUNTATA

La bella di Lodi

15 maggio, 2020
Oggi torniamo nei fantastici anni ’60 con una giovanissima Stefania Sandrelli…e Giulietta.
Siamo nel 1963, Stefania Sandrelli è giovanissima. Il lodigiano fa da sfondo a questa pellicola che vede protagonista la bellissima Giulietta. Una carrellata di grandi brand ricompone il puzzle dei ricordi legati, volenti o nolenti, alla pubblicità che capeggiava ovunque. Tutti elementi che rendono imperdibile questo nuovo appuntamento con il nostro Drive-In virtuale, in compagnia degli amici di Cinemalfa e Museo Fisogni. Buona Visione

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CINEMALFA PRESENTA: “La bella di Lodi” (1963) Durata 80 minuti – Genere: commedia – Regia: Mario Missiroli Cast: Stefania Sandrelli, Angel Aranda, Elena Borgo, Maria Monti, Renato Montalbano, Mario Missiroli. Una bella e diciassettenne Stefania Sandrelli interpreta il ruolo di Roberta che conosce Franco su una spiaggia in un pomeriggio d’estate. Tra i due nasce una relazione che li porterà in varie località del nord Italia. La giovane ragazza, proprietaria terriera lombarda cercherà in tutti i modi di portare Franco, un meccanico senza scrupoli, a diventare un uomo d’affari introducendolo nel commercio delle automobili e a tale scopo gli compra un garage. Viaggi, fughe e incontri che avvengono a bordo di una Giulietta spider bianca guidata dalla Sandrelli che nel suo itinere incontra altri Alfisti o sarebbe meglio dire “spideristi” dato che ad un certo punto del film si sente la frase “..se non ci si aiuta tra spider!”. Siamo nel boom economico, un’Italia che si è ripresa dalle ferite della guerra e che in modo a volte indolente, vive una fase di ripresa molto importante. Lo si vede dalle scene del film dove le aree di servizio, i motel, le autostrade “profumano di nuovo”. L’automobile diventa elemento protagonista di questo film, ricordando che dal 1960 al 1968 si passò dalle 253.000 al 1.000.000 di vetture immatricolate. Ovviamente la scelta delle auto è indicativa di una classe sociale, di un distacco dal “popolo delle 500” che viene sottolineato anche da alcune frasi nel film stesso. Mario Missiroli è alla regia per l’unico film della sua carriera dato che stiamo parlando di uno dei registi teatrali più importanti e l’elenco delle sue regie è davvero infinito. Curiosità: nel racconto del 1961 apparso su “Il Mondo”, Roberta si chiama Giulia come la mitica auto.
ALLA TRIENNALE CON IL MUSEO FISOGNI Particolarmente ricorrenti in questo film sono le stazioni di servizio; in particolare, sono numerosissime le scene ambientate presso impianti e hotel AGIP, al punto che alcuni hanno affermato che sembra quasi che la compagnia italiana abbia sponsorizzato la pellicola. Viene da pensare, allora, che non sia un caso che la prima edizione del racconto, pubblicata su “Il Mondo” nel 1961, fosse accompagnata da una pubblicità AGIP. Quello che è certo, è che dal film emergono tutte le caratteristiche delle stazioni di servizio in quest’epoca di benessere ed espansione economica.  Dal ristorante Esso al motel AGIP (vero simbolo di un tempo che fu), si nota ovunque una ventata di modernità e freschezza. Le strutture AGIP, in particolare, si denotano per la loro architettura moderna (con la tipica pensilina inclinata verso l’altro, opera della matita dell’architetto Mario Bacciocchi) e per l’onnipresenza del cane a 6 zampe: sui muri del motel, sugli ombrelloni, sui vasi delle piante… e ovviamente sulle targhe pubblicitarie (o, come si chiamavano all’epoca, “insegne reclamistiche”). Nel film, del resto, appaiono tanti marchi diversi, tra cui la già citata Esso, la Pirelli o la Michelin con l’inconfondibile omino (il “Bibendum”). Degna di nota anche la grafica storica della “Fiat officina autorizzata”, che compare sul furgone dell’ACI parcheggiato alla stazione di servizio.
  Riguardo alle pompe di benzina, ne compaiono sostanzialmente due tipologie; se negli impianti più piccoli vi erano le tipiche pompe anni ’50, con fasciame a frigorifero e uguali per tutti i costruttori, nei benzinai più moderni si nota invece un oggetto inconfondibile, dal design rivoluzionario per l’epoca: si tratta dei distributori prodotti dalla Nuovo Pignone per AGIP, disegnati da un grande del design italiano, Marcello Nizzoli, insieme a Mario Olivieri. Questi modelli, progettati alla fine degli anni ’50 e rimasti pressoché inalterati (almeno da un punto di vista estetico) fino agli anni ’80, anticipavano le forme squadrate degli anni ’60 e ’70 e sono tra i più ricercati, soprattutto con la livrea “Supercortemaggiore” che appare nel film. Il Museo Fisogni ne possiede tre esemplari, di cui uno proprio con questa grafica; quest’ultimo pezzo, però, non è in mostra alla sede di Tradate ma è conservato – in prestito gratuito – alla Triennale di Milano, che lo espone in occasione di eventi e mostre sul design italiano.