I wish all the readers of the Fratelli Cozzi Museum page a peaceful and joyful Christmas. Christmas is a word that transmits happiness just by pronouncing it. The greatest wish we can make is that it's Christmas every day! I ask Alfisti friends to join me in adding a special meaning to this Christmas: may tenderness for the past, awareness of the present and hope for the future always be alive in our hearts for our Alfa.  

Dearly beloved, it is with pleasure that I present to children of all ages a fairy tale that was inspired by a wonderful meeting that took place in 2004, when I was working at Alfa Romeo, with the Californian racing driver Sylvia Oberti, a great woman as well as a skilled driver with a passion for speed and solidarity who for many years has participated in world-class races to raise funds for children with cancer. That year Alfa Romeo sponsored her participation in the Mille Miglia. During the stops it was possible to buy the Angelino mascot, his book: "Il viaggio di Angelino, della piccola Magica Barchetta Rossa e della Pilotessa" (Angelino's journey, the little Magical Red Boat and the Pilotess) and a scale model of the Angelo dei Bimbi plane. The proceeds were donated to several children's hospitals. He came to visit me in the Archives and I was fascinated by his beauty and sweetness. He gave me the mascot that has become my good luck charm and a copy of his book. Before leaving us, promising to stay in touch and excited by that meeting, I told her that I would have tried to write a fable about Angelino too. I immediately started writing it and sent it to her. I called it: "Angelino, the little angel friend of every child" . "Angelino, stop! Where are you going in such a hurry?" The old caretaker of the factory, had come out of the guardhouse to try to stop that little angel who was so busy bringing a smile to every child in the world. For a while now, he had hardly used his wings, Angelino had become motorized. Since he had met a special person, a "pilotess", yes, that's right, a sweet and generous woman pilot, Angelino had been taken by motor fever. He was no longer himself, he had forgotten to use his soft wings, that means of transport that who knows how many motorists, often stuck in long traffic jams, would like to see popping up. Angelino had met Miss Speed at the hospital for a charity event during which the beautiful and reckless lady would have donated a sum of money raised to purchase new equipment for the paediatrics department.

Angelino was there, sensitive to the sufferings of those children who had to fight against something unknown, something bigger than them that even an angel could not understand, to grant a wish and bring a smile.Angelino was visible only to children, adults did not see him, in fact sometimes he played tricks on them, such as making sheets of paper fly from the head nurse's hand or exchanging the sugar jar with the salt jar in the kitchens, when the nurses were drinking coffee during the breaks.That day it was a big party, the pilotess, who wore a beautiful red suit, distributed gifts and sweets while sweet notes spread in the air and when the last toy was donated, Miss Speed gathered all the children around her and began to tell the story of the Mille Miglia, the story of the race that had undoubtedly contributed to the progress of the automobile.The children followed in fascination and rapture the daring adventures of the drivers who raced amidst an extraordinary backdrop of jubilant spectators along a route that crossed some of Italy's most historically rich and artistically beautiful places. They raced cramped in narrow cockpits, their feet roasted by the exhaust pipes placed under the sheet metal floor, and maneuvered with difficulty large wooden steering wheels. The smell of burnt oil... the buzz of creaking sheet metal, but it was worth it. The public considered them heroes, admired them for their temerity. That lady had intrigued him a lot and, at the end of the party, he decided to follow her because he wanted to know everything about her, he had never seen a woman racing in a car, usually men are more passionate about engines and speed.At the end of the party, the children returned to their rooms tired but happy to have spent such a nice day. Angelino, in the blink of an eye, slipped and hid in the back seat of that small and fast car and his eyes lingered on the woman's long black hair that the helmet could barely contain and that fluttered making his nostrils reach a scent of honey and bitter almonds. He liked the woman not so much for her physical appearance, but for her courage and goodness. In the hospital the children had been fascinated and he more than anyone else could recognize the intensity of that light of joy and curiosity that he had read in their eyes.

Dopo qualche ora di viaggio, senza alcuna pausa, Miss Speed parcheggiò  la sua vettura in un ampio garage accanto ad altre macchine, tutte in ordine perfetto, sembrava che fossero esposte in un Museo.Dopo qualche ora di viaggio, senza alcuna pausa, Miss Speed parcheggiò  la sua vettura in un ampio garage accanto ad altre macchine, tutte in ordine perfetto, sembrava che fossero esposte in un Museo.Seguì la pilotessa in casa e fu subito colpito da tutti i trofei, le coppe che facevano bella mostra di sé e dalle tante  foto che la ritraevano dopo una vittoria, ma soprattutto, con il viso sorridente incorniciato dalla foltissima chioma, accanto a tanti bambini in moltissime occasioni. In un album aperto su un tavolino, decine e decine di foto con personaggi famosi della cultura, della medicina e del cinema. Sotto ogni foto era scritto, con una calligrafia chiara e precisa, la data e il luogo dell’avvenimento.Angelino pensò che quella era una donna importante e molto importante era la sua attività di beneficenza rivolta ai bambini, che più di tutti hanno bisogno di aiuto perché la sofferenza e il dolore fisico per un bambino non è né concepibile né accettabile.Le luci della casa immersa nel verde si andarono a spegnere piano piano e Angelino si addormentò su quell’album e sognò di essere ancora seduto su quella bellissima auto rossa, di sentire forte l’odore della pelle dei sedili, e di correre ….correre.. correre  su strade impervie accanto alla sua pilotessa.All’alba si alzò in volo e lasciò momentaneamente quella casa, aveva i suoi giri da fare, i suoi piccoli amici da visitare e un’idea che cominciava a frullargli per la testa.Volava alto su case e palazzi e la vita degli uomini da lassù gli sembrava lontanissima, ogni tanto planava un pochino per vedere quella fila di macchine che dall’alto sembravano dei giocattolini, tanto erano piccine.Ad un tratto, passando davanti ad una finestra aperta sentì il pianto di un bambino, tornò indietro e si introdusse in quella stanza. Un bimbo entrava in quel momento e si dirigeva col visetto sbattuto e gli occhi gonfi verso un’anziana signora, seduta su una poltrona, e le tese un quaderno  riprendendo a piangere.“Cosa è successo? Uno zero?” esclamò la donna. Il bimbo, rinforzando i singhiozzi, affermò. Lo prese in braccio  e gli disse:“Su, su, che diamine! Un omino si vergogna a piangere! Ora starà buono e la nonna gli asciuga gli occhietti, così…, e gli racconta una bella favola!”Il piccolo le sorrise tra le lacrime e le si sedette in grembo. “C’era una volta….”Sapete perché non aveva sgridato il nipotino? Perché si era ricordata del suo primo zero. Aveva sei anni, e chiudendo gli occhi rivedeva ancora la sua classe: uno stanzone chiaro, pieno di banchi, con una tavola in fondo per la maestra e un vecchio armadio sulla destra che tutti chiamavano, il museo. Là dentro, sotto chiave, stavano cianfrusaglie d’ogni genere: palline di lana, cubetti e mattoncini in legno di tutti i colori, frutta di creta e macchinine di cartone, tutti i lavori di varie generazioni di scolari.Lei, ai suoi tempi, soprannominata il moto perpetuo, godeva del raro privilegio di non avere il posto fisso: la mattina, quando la maestra dettava, occupa un banco i prima fila: nel pomeriggio, quando c’erano le interrogazioni orali si spostava negli ultimi posti con la speranza di non essere interrogata.Fino dall’infanzia detestava l’aritmetica, e il ricordo di quelle ore l’angosciava ancora. Il piccolo l’ascoltava rapito, e Angelino fissava tutti e due..“Una mattina – riprende la nonna – ero particolarmente annoiata, presi il mio mozzicone di matita e iniziai a fare ghirigori in calce ad ogni pagina del mio quaderno, omini con la testa tonda e le mani a rastrello, casette, alberi, draghi, fiori fino a riempire tutte le pagine del quaderno. Come mi sembravano belli i miei disegni!  Ma ohimé! La maestra impensierita dal mio silenzio, si alzò e venne a vedere, mi prese il quaderno, si accorse del disastro, mi prese la matita e con essa tracciò sull’ultima pagina ancora bianca un terribile zero tagliato, il che nel nostro codice scolastico equivaleva ad una pena infamante”.Gli occhi del bambino si sgranarono e Angelino si lasciò sfuggire un: Oh! ma fu come un fruscio appena percettibile..“Io fissai il cerchio rosso – continuò la nonna – e il cuore mi cadde, mi sembrò come se fosse finito in quel cerchio. Mi sentii abbandonata e infinitamente triste, sola, davanti a quello zero, e piansi tutte le lacrime più amare. Quando tornai a casa raccontai tutto alla mia mamma, che, invece di sgridarmi, come temevo, mi accarezzò, mi sistemò i capelli e mi baciò sorridendo. Disse soltanto: “E’ triste, vedi, far male ed essere puniti. E nella vita, sempre, ad ogni colpa segue la pena. Tienilo bene a mente piccina mia.”.Calmata, ripensai a quelle semplici parole e le compresi così chiaramente che quello zero è rimasto unico nella mia lunga carriera di scolara, non solo, ma è diventato un simbolo che mi ha aiutato molto nella vita. Ricorda, bambino mio che uno zero ed un consiglio assennato, purchè arrivino in tempo, operano miracoli: solo bisogna sapersene valere”.  Il bimbo le sorrise e l’abbracciò. Angelino, li lasciò così, stretti in quell’abbraccio. Riprese a volare e pensava a quel cerchio rosso sul quaderno e subito gli vennero in mente altri cerchi, quelli sui quali le bellissime macchine della sua pilotessa percorrevano le strade e i circuiti per vincere, perché ogni vittoria era un’occasione per raccogliere fondi che dovevano asciugare altre lacrime, ben diverse da quelle che aveva visto versare da quel bambino tanto amato e protetto.Angelino sentì forte il richiamo di tornare dalla sua pilotessa, e riprese a volare attraversando nuvole e facendosi scaldare dal sole. Arrivò appena in tempo per vedere Miss Speed infilarsi il casco e salire sulla sua bellissima Alfa rossa.Allora si adagiò tra quei sedili, respirò quel profumo che gli era familiare e, insieme a lei, andò incontro alla vittoria.     Elvira Ruocco        

Elvira Ruocco, historical memory of Alfa Romeo, thanks to her more than twenty years of experience at the Alfa Romeo Centro di Documentazione Storica, has become part of the Museum team and in the column "Elvira Racconta" she will share curiosities and anecdotes that you may not know or remember. We will retrace the legendary history of Alfa Romeo with her.