Passione

Il Quadrifoglio 1966-67

14/01/2021

Si è fatto  vivo per noi il bisogno di disporre di un facile e simpatico mezzo di contatto, di informazione continua, che ci permetta di farci sentire vicini e di aggiornare direttamente tutti gli alfisiti”.  Giuseppe Luraghi

Cosa servirà nel nuovo anno? Una grande dose di fortuna! Noi alfisti in questo abbiamo una marcia in più, avendo dalla nostra parte il grande potere taumaturgico del Quadrifoglio verde. 

Il Quadrifoglio è anche il nome della pubblicazione realizzata da Alfa Romeo a partire dagli anni ’60 alla quale il Museo Fratelli Cozzi ha voluto dedicare una rubrica che vi terrà compagnia nelle prossime settimane. Sarà un modo per rivivere il viaggio attraverso le epoche, alla scoperta di piccole e grandi curiosità relative a motori, design, economia, moda, costume e amore per il Biscione.

Il primo numero uscì nell’ottobre del 1966, sotto la direzione di Leonardo Sinisgalli ed è inaugurato dall’editoriale firmato da Giuseppe Luraghi, in cui spiega ai lettori che “Si è fatto  vivo per noi il bisogno di disporre di un facile e simpatico mezzo di contatto, di informazione continua, che ci permetta di farci sentire vicini e di aggiornare direttamente tutti gli alfisiti”. 

L’idea di creare questa rubrica è nata ascoltando i racconti dei visitatori e realizzando le interviste per TeloRacconto: ogni ricordo alfista condiviso, parlava delle Alfa Romeo come fossero membri dell’album di famiglia e ci siamo chiesti come fosse nato questo rapporto tra Alfa e il proprio pubblico. La risposta l’abbiamo trovata sfogliando Il Quadrifoglio. Luraghi stesso sottolinea nel suo primo articolo la volontà di portare “trimestralmente a conoscenza dei nostri amici: fatti, notizie, dati , informazioni utili riguardanti la  produzione, gli orientamenti della tecnica motoristica, la vendita e l’assistenza in Italia e nei Paesi esteri dove l’Alfa Romeo è presente. […] Ciò  che riguarda la vita dell’azienda madre delle autovetture che essi hanno scelto con fiducia, riguarda anche loro”. 

Un’affermazione forte che spiega la volontà di stringere con i propri acquirenti e follower (per dirla come ai giorni nostri) un rapporto forte e mirato alla crescita consapevole e condivisa. Una ovvia strategia di marketing ma, lasciatecelo dire, anche l’adempimento di quella funzione formativa di cui negli anni ’60 il Paese aveva bisogno. In fondo, per citare una famosa trasmissione andata in onda proprio tra il 1960 e il 1968 e condotta dal professor Manzi, “Non è mai troppo tardi” per imparare”  e noi aggiungiamo “Non è mai troppo tardi… per diventare alfisti”. 

“Ciò che riguarda la vita dell’azienda madre delle autovetture che essi hanno scelto con fiducia, riguarda anche loro”. Giuseppe Luraghi

DAL PORTELLO AD ARESE

Sfogliando insieme il primo numero ci troviamo subito catapultati tra la Dolce Vita dello Spider 1600imbarcato sulla Raffaello per essere presentato in America” e il clangore degli ingranaggi della catena di montaggio. Eh sì, i tempi erano maturi per portare sulle strade italiane un “prodotto veramente nuovo per la concezione stilistica e le notevoli caratteristiche meccaniche, un’auto per la famiglia, che vince le corse”, caratteristiche dell’Alfa 1900 che traghetterà fuori dal periodo post bellico l’Alfa Romeo a partire dal 1950. Ma l’Italia ha fame di crescita, di bellezza, operosità, stile e ha voglia di innamorarsi della “Fidanzata d’Italia”, Giulietta che affascina nella sua versione Sprint e conquista con la più matura berlina. 

Sono gli anni in cui gli stabilimenti del Portello non consentono l’espansione necessaria per sostenere i ritmi di produzione. La città sta crescendo intorno ai cancelli di via Gattamelata, sono gli anni del boom edilizio e, nella cintura esterna di Milano, occorre costruire abitazione per accogliere le tante persone che abbandonano le campagne per riversarsi nelle grandi città.  “Dopo lunghe ricerche fu perciò acquistato un vastissimo terreno ad Arese (1.300.000 mq), destinato ad accogliere i nuovi impianti e tale da consentire, in stadi successivi, la possibilità di produrre fino a 150.000  vetture l’anno.” La fabbrica di Arese incarna le migliori visioni dell’architettura dell’epoca, che razionalizza gli spazi dedicati alla produzione, senza dimenticare la vivibilità e la luminosità degli ambienti e prevedendo l’eventuale espansione della produzione negli anni successivi.

Orazio Satta firma l’articolo dedicato alla tradizione e all’innovazione del motore con doppio albero a camme, lo arricchisce con una attenta descrizione e con disegni tecnici  come la sezione trasversale della distribuzione motore della Giulia.

Curiosità:

Già nel 1966 si parla di collezionismo come un fenomeno, nato una quarantina di anni prima, che inizia a diffondersi su scala mondiale tra la fine degli anni ’50 e gli anni ’60. In fondo “A qualcuno piace vecchia”. 

LE RUBRICHE

E dopo tanta informazione, spazio alla grande passione! Non mancano in ogni edizione de IL Quadrifoglio, i dettagliati report delle corse in cui L’ALFA VINCE, come racconta Franco Lini: “Erano venuti da tutte le parti d’America fin giù in basso, in Florida per la 12 ore di Sebring, preceduta dalla 4 ore riservata alle macchine da Turismo. Erano venuti per assistere al trionfo americano che per loro era scontato […] Invece erano lì, a bocca aperta, increduli: una macchina rossa, una piccola macchina italiana stava battendo clamorosamente non soltanto la Ford Cortina, non soltanto le B.M.W. di cilindrata superiore, ma le Ford, le Dodge, le Plymouth, di cilindrata tripla. E non una, ma ben due Alfa erano in testa alla corsa con De Adamich che seguiva Rindt.” Risultato? Quattro Giulia nei primi cinque posti! […] Gli americani erano sbalorditi, noi no.

E insieme alle grandi gare, non mancano i racconti dei raduni alfisti che attraversavano tutto il Paese da Novi Ligure a Mazzara del Vallo, passando da Reggio nell’Emilia e Marsala (solo per citarne alcuni). 

RASSEGNA STAMPA:

Ricorderete quando, qualche paragrafo fa, abbiamo parlato di una doppia funzione della comunicazione Alfa Romeo: quella del marketing che spingeva sulla fidelizzazione del cliente e sulla crescita del pubblico alfista, la funzione formativa. 

Ecco, che in piena coerenza con gli obiettivi aziendali, anche la rassegna stampa occupa uno spazio importante all’interno della pubblicazione. Al centro dell’attenzione mediatica del primo numero troviamo la GTV  e la SPIDER 1600 offerte al giudizio della stampa: “Dal 23 al 25 marzo l’Alfa Romeo ha presentato alla stampa italiana e straniera le sue ultime vetture sportive. La riunione ha avuto luogo a Gardone dove erano a disposizione dei giornalisti 18 Giulia Sprinti GT Veloce e 18 Spider 1600. Le prove si sono svolte su di un percorso di circa 700 Km, che comprendeva tratti costeggianti il lago di Garda, strade interne collinari ed una parte dell’autostrada Serenissima, da Desenzano a Peschiera”. Certo, pur amando molto l’evoluzione tecnologica che ci ha permesso di collegarci in tutto il mondo via web, un sospiro impunemente invidioso ci sovviene mentre ci pare di sentire un lieve profumo primaverile di quel 1966 che tanto ci ha fatto sognare. 

LE PROTAGONISTE DEL PRIMO NUMERO:

  • – Spider 1600
  • – Giulia
  • – GTV 
  • – GT 1300 Junior