CULTURA

Il Museo al Fuorisalone

14 marzo, 2019

In principio era la matita” il tema che il Circuito Lombardo Musei del Design ha scelto per il FuoriSalone 2019. Per l’occasione il Museo Fratelli Cozzi presenterà gli studi di quattro splendidi trofei realizzati da Lucio Fontana, Agenore Fabbri, Giò Pomodoro,  Bruno Munari e oggi custoditi nel CozziLab.

IN PRINCIPIO ERA LA MATITA DISEGNARE IL PROGETTO

dal 10 al 13 apirle 

Per il secondo anno il Museo torna all’Archivio Giovanni Sacchi di Sesto San Giovanni, in occasione della Milano Design Week 2019.

Lo scorso anno i Musei hanno esposto un oggetto iconico delle proprie collezioni, mentre in questa edizione saranno i disegni a essere protagonisti.
I Musei del Design conservano nei loro archivi uno straordinario patrimonio fatto di schizzi, disegni tecnici, prove d’autore, esecutivi, note e appunti visivi disegnati dai progettisti durante l’iter di realizzazione di un prodotto.
In una fase in cui la digitalizzazione spinta della filiera produttiva del design rischia di far passare in secondo piano la qualità espressiva del segno grafico del progettista, è importante dedicare la mostra alla “mano” dei progettisti.

“L’insegna alchemico-tecnologica del “quadrifoglio” al centro di una ruota o un’elica o un disco volante di colore rosso Alfa, in alluminio “AL-SI 13″ da donare come portafortuna o da conservare come amuleto per le future vittorie”.  Giò Pomodoro

“… questo trofeo che nasce da forme interne alla sfera, da archi, anelli, corone circolari non ha, come la sfera, una base determinata, ma diverse basi e all’interno un vortice di anelli, che si muove nello spazio assoluto…”. Bruno Munari

Nei disegni esposti troverete studi tecnici, schizzi preparatori e ambientazioni degli oggetti; “diverse mani” e diversi modi per esprimere le proprie idee. Mostrarli al pubblico è un omaggio ai progettisti e uno stimolo a non abbandonare la matita.
Sono presenti in mostra, oltre al Museo Fratelli Cozzi: Aiap Cdpg, Centro di Documentazione sul Progetto Grafico Archivio Giovanni Sacchi, Museo Fisogni delle Pompe di Benzina, Fondazione ISEC, Kartell, Museo Molteni, Museo MUMAC, Gruppo Cimbali,  Museo SAME, Museo Zambon.

Per l’occasione il Museo Fratelli Cozzi ha deciso di esporre  gli studi di 4 trofei realizzati a partire dal 1963 quando, in Alfa Romeo, prende luce  l’iniziativa di coniare un prototipo di targa-scultura, un blocco-memoria che premi i corridori, su pista o su strada, che hanno fatto onore nell’annata ai colori dell’Alfa Romeo.

Per ricordare il carattere nazionale dell’Alfa i promotori scelsero come primo artista in ordine di tempo un noto scultore romano della generazione matura “Pericle Fazzini”.  L’anno successivo l’onore fu dato a Lucio Fontana, nato a Rosario di Santa Fè in Argentina nel 1899, fu uno dei nomi più prestigiosi dell’arte contemporanea ed è considerato il fondatore dello “spazialismo“. Fontana ha partecipato alla ripresa di un’arte di fantasia rispetto ai canoni formali del novecentismo. Le sue opere  sono presenti in tutti i principali musei italiani e stranieri, specialmente tedeschi. E’ autore di opere monumentali come una porta del Duomo di Milano.

“Due dischi con una forte suggestione spaziale”. Un oggetto splendente, geometrico, come i pezzi fabbricati dalle macchine utensili in officina”. Lucio Fontana

Nel 1966 fu Giò Pomodoro a realizzare il trofeo alfista. Nato a Orciano di Pesaro nel 1930, Pomodoro è uno dei protagonisti indiscussi della scultura internazionale. Inizia la sua carriera come autore di gioielli, poi sale alla ribalta del grande pubblico, come il fratello Arnaldo, nel campo della scultura definita “informale”, con tecniche di “Assemblage” usando materie diverse, dal legno alla stoffa. Poi si dedica alla grande scultura dove restano memorabili i suoi soli , ruote e gli oggetti monumentali.

L’anno successivo l’opera sarà creata da Bruno Munari: Cretatore dell’oggetto”  con tutte le implicazioni teoriche che ne conseguono fuori comunque dalla tecniche e dai generi tradizionali. Egli è stato il primo in Italia a costruire le cosiddette “macchine inutili” strutture in legno, cinetiche e in continua trasformazione.

“Materia che crea forme sempre nuove e suscita impressioni di velocità” Agenore Fabbri

Agenore Fabbri

Nato a Barba di Pistoia nel 1911, Fabbri è stato sempre un artista di ricerca. Iniziò come ramista poi, trasferitosi a Milano nel dopoguerra,  si fa luce con terrecotte di animali e uomini che sembravano bruciati dalla guerra. Fabbri si dà in seguito a una serie di ricerche “spaziali” che per lui non sono astratti bensi immagini della condizione attuale dell’uomo  nell’angoscia esitenziale delle minacce di guerra e di barbarie. Crea alcuni monumenti alla resistenza e molte sue opere sono nei musei di tutto il mondo da Anversa a Boston, da Pechino a San Paolo.

“io buco; passa l’infinito  di lì, passa la luce, non c’è bisogno di dipingere […] invece tutti hanno pensato che io volessi distruggere: ma non è vero io ho costruito, non distrutto”            Lucio Fontana