PASSIONE

Fa ancora discutere…

28 maggio 2018

Laura Defendi
Giornalista e studiosa

del mistero dei motori.

Ci sono due doverose premesse: la prima è che Andrea Vecchi ha fatto uno splendido lavoro di ricostruzione e un “atto di fede alfista” per farci innamorare dell’Arna. La seconda è che in fondo la scrivente è convinta che il motore sia uno dei misteri irrisolti dell’universo!

Buongiorno,

mi presento sono Laura Defendi e collaboro con il Museo Fratelli Cozzi fin dalla sua genesi. E’ stato, e continua ad essere, un onore vivere questa esperienza in un luogo suggestivo, ricco di emozioni e di storia.  E’ stata propria la storia delle auto esposte e di ciò che rappresentano  in termini di società, cultura, archeologia industriale, design, a conquistare la mia curiosità. L’incontro dedicato all’Arna tenutosi lo scorso 13 maggio, magistralmente condotto da Andrea Vecchi, è stato per me frutto di numerose riflessioni e ha aperto una voragine di approfondimenti ai quali spero di poter presto dedicarmi.

Concedetemi però un articolo semiserio dedicato all’Arna, che tanto ha fatto discutere, riacendendo un dibattito che, mi piace pensare, prosegue da quel lontano 1983.

Vediamo cosa ho imparato… Arna è l’acronimo di Alfa Romeo Nissan Autoveicoli, e fin qui il gioco è facile.

Ho imparato che la meccanica è Alfa Romeo, ma le lamiere stampate sono della Nissan e che, come dice Jeremy Clarkson, l’idea di mettere insieme lo stile giapponese e la qualità italiana non era poi da scartare, ma che se avessero fatto al contrario, il risultato estetico ne avrebbe giovato.  Eppure c’è qualcosa  che ancora non mi torna.

Non mi torna la lunga coda di commenti ricevuti nei social dove, tra difensori e detrattori, Arna è sempre stata al centro delle attenzioni. Non mi tornano quei tanto amati anni ’80 che ormai sembrano una parentesi dorata tra due periodi di forte crisi economica. Tra un I like Chopin e un Italiano Vero, con un Karma Chameleon che risuonava dalle nostre autoradio (magari montate sull’Arna con qualche collegamento artigianale), l’Italia si leccava le ferite della feroce crisi economica degli anni ’70 e per un attimo sognava un riscatto.

“Non tutti avevano i vostri soldi, e chi comprava Alfa Sud e Arna va COMUNQUE RISPETTATO, e non deriso perché  comprava ciò che il suo portafoglio gli permetteva”

Quando scendo al Museo e accarezzo con lo sguardo il Gobbone e dico che era una macchina per pochi, e nel giro di qualche passo mi ritrovo negli anni ’70 dell’Alfa Sud giardinetta, nella storia di Pomigliano d’Arco, degli scioperi, del “lavoro al sud”, ecco, in quel momento sento che forse anche io avrei voluto possedere il sogno del riscatto. Forse anche io avrei ceduto a quel “e sei subito alfista”, rassicurata dai kilometrissimi garantiti da quel motore Alfa che, in fondo, ben nascosto e mal addobbato, era pur sempre un Boxer!

E poi ha ragione Andrea Vecchi, avete presente le competitor dell’epoca?

Andrea Vecchi, Presidente Alfa Club Milano, appassionato esperto Alfa Romeo.