CULTURA

La cultura è un ottimo investimento

16 settembre, 2019

L’investimento in cultura è legato soprattutto alla reputazione aziendale, protegge dai rischi del mercato e accresce la considerazione da parte dei clienti e dei consumatori (Il Sole 24 Ore).

Più che una provocazione, ormai è un mantra che ripetiamo da tempo: “Con la cultura si mangia, ma soprattutto la cultura nutre“. Lo ripetiamo perché siamo convinti che la professionalità e la programmazione non possano essere sostenute da investimenti sporadici e demandate, spesso, all’impegno di volontari.

Quella che per noi è una filosofia professionale è dimostrata anche nell’articolo pubblicato da Il Sole 24 ore  che ha riportato i dati della ricerca “Investire in cultura”, con uno studio presentato all’ Umbria Jazz a Perugia realizzata da Rsm-Makno per Impresa Cultura Italia-Confcommercio sugli imprenditori che hanno risposto sull’impatto di 14 manifestazioni culturali. L’analisi ha preso in esame nel 2018 14 eventi dedicati alle pellicole e ha evidenziato come ogni euro speso nella gestione di un evento culturale genera effetti economici positivi per oltre due euro e mezzo.

Nelle immagini: Elisabetta Cozzi al Brand Festival di Jesi ha partecipato con l’intervento “Con la cultura si mangia… ma soprattutto nutre”. A destra, gli studenti ciceroni durante le Giornate FAI di Primavera: il Museo è stato tra 1100 beni visitabili in Italia.

L’articolo, di cui vi proponiamo alcuni stralci interessanti (ma che potete leggere integralmente qui) sottolinea la ripresa degli investimenti in cultura: 

Dopo il forte rallentamento della prima metà del decennio in cui le imprese, a causa della crisi, hanno proceduto ad una generale riorganizzazione dei costi, tagliando anche le spese per questo tipo di investimenti, la ripresa ora è evidente. Il 36% delle imprese dichiara, infatti, di aver ripreso a fare investimenti in cultura negli ultimi tre anni e solo il 9% li ha, invece, interrotti. Tra le imprese prevalgono gli interventi saltuari anche se un terzo punta su interventi più strutturati, investendo in un solo progetto/evento all’anno. L’investimento, dunque, è mirato e seguito nella sua realizzazione e nel suo svolgimento.
Tra le motivazioni principali che spingono le imprese a investire in cultura ci sono il ritorno di immagine (19%) e la considerazione che l’investimento sia parte della strategia di marketing aziendale (13%). Per le imprese di piccole e medie dimensioni ha un certo rilievo anche la tradizione (17%) per cui l’impegno nella cultura fa ormai parte del Dna dell’azienda ed è elemento che la contraddistingue sul territorio (per oltre l’11%).

“La cultura è per la società, ciò che la memoria è per gli individui.”        Marco Aime

Per il 51% delle aziende l‘investimento in cultura è un intervento strategico di lungo periodo e, dunque, fa parte integrante delle strategie di marketing dell’impresa. Un ulteriore 23% dichiara che sta lavorando per raggiungere questo obiettivo. Oltre il 70% delle imprese considera, pertanto, strategica questa forma di investimento. Per il 26% delle imprese, a parità di investimento effettuato, quello in cultura dà un ritorno almeno uguale a quello ottenuto con le spese effettuate nelle tradizionali attività di advertising e/o di marketing communication e per il 10% il ritorno è addirittura maggiore. Che l’investimento in cultura sia ormai leva portante delle strategie di marketing aziendale è avvalorato anche dal fatto che per il 41% delle imprese l’intervento a sostegno della cultura è a sua volta oggetto di una comunicazione dedicata e per il 53% anche di azioni di marketing communication generale.

Infine, oltre ai ritorni immateriali gli effetti economici: ogni euro speso nella gestione di un evento culturale genera ricadute economiche sul territorio per oltre 2,5 euro.  L’indagine sulle imprese è stata effettuata su un campione statisticamente rappresentativo di piccole, medie e grandi dimensioni di diversi settori sul territorio nazionale. Agli eventi analizzati hanno assistito circa 205mila spettatori con una permanenza media nelle diverse località di poco superiore ai quattro giorni e una spesa media giornaliera di circa 122 euro ciascuno per l’acquisto di beni (bibite, ristorante, shopping in genere, prodotti artigianali, prodotti enogastronomici, ecc.) e di servizi (alloggio, parcheggio, trasporti, ecc.), per un totale di quasi 93,7 milioni di euro. A questi eventi hanno partecipato anche 5.760 spettatori accreditati (stampa, critici, operatori del settore) con una spesa media giornaliera di 600 euro per un totale di 3,4 milioni di euro. Anche l’organizzazione degli eventi culturali comporta delle spese (ad es. in comunicazione, gestione, premi, ospitalità) che nel nostro caso sono quantificate in 4,8 milioni di euro.

CULTURA +  TURISMO = INDOTTO

Secondo i dati del Comune di Milano, ad agosto sono stati 536.293 gli arrivi in città per un +8,4% rispetto al 2018 (494.608). Una crescita che si registra anche nell’area urbana del capoluogo con 733.111 arrivi, ovvero il +6,9 % sull’agosto di un anno fa (685.816). Tra i turisti prevalgono i single (oltre 270 mila) tra i 31 e 45 anni e le famiglie, con una permanenza fino a 10 giorni.
Questi nuovi dati indicano la crescente capacità della nostra città di attrarre visitatori anche nei mesi più caldi, durante i quali solitamente i turisti scelgono mete di mare o di montagna – dice l’assessore milanese al Turismo, Roberta Guaineri -. È un ottimo risultato frutto del mix ben dosato di offerta culturale, artistica e di divertimento. C’è da dire che Milano nei mesi estivi è anche un punto di riferimento e di partenza per chi decide di visitare le nostre montagne, i laghi e le bellezze del nostro territorio”... e i Musei, aggiungiamo noi.